La calcolosi urinaria rappresenta una delle malattie dai costi economici e sociali piu’ elevati nel mondo occidentale.
L’incidenza media risulta del 3-4 % con una forte tendenza all’aumento; circa 200-250 persone ogni 100.000 abitanti con circa 80.000 ricoveri/anno con differenti distribuzioni geografiche ed un tasso di recidive di almeno il 50%.
Le regioni italiane più colpite sono quelle del versante adriatrico (Marche, Abruzzo, Puglia) e quelle Meridionali. Le regioni meno colpite sono le regioni del Nord Est.
Il sesso più colpito è quello maschile con un rapporto di 2:1 con le donne.
L’età di insorgenza dipende dal tipo di calcolosi ma di solito è compresa fra 30 e 50 anni.
Esistono dei fattori predisponenti ambientali quali il tipo di attività lavorativa svolta,
le condizioni climatiche, le caratteristiche dell’acqua assunta, il tipo di alimentazione, la quantità di liquidi assunta, la presenza di malattie metaboliche.
I calcoli piu’ frequenti sono quelli a componente calcica (ossalato, fosfato, carbonato di calcio o miste) nel 75% dei casi; altra forma piuttosto frequente e’ quella dei calcoli di acido urico (18%).
Esiste sicuramente una predisposizione genetica e la presenza di alcune malattie metaboliche che favoriscono la calcolosi e le sue recidive (l’ipercalciuria assorbitiva, l’iperossaluria primitiva, ad esempio, si associano ad una storia familiare di calcolosi).
La frequenza relativa delle singole localizzazione della calcolosi è la seguente:
– renale 70% – ureterale 20% – altre (vescicale o uretrale) 10%.
COLICA RENALE
La colica renale corrisponde ad un dolore con brusca insorgenza, con fitte che iniziano a livello della loggia renale e si irradiano verso la zona genitale. Molto spesso a causa della sintomatologia dolorosa particolarmente intensa si associano disturbi vegetativi gastroenterici (nausea e vomito).
In caso di calcoli localizzati nell’uretere distale i pazienti presentano minzione frequente (pollachiuria), stimolo imperioso e bruciore alla minzione (disuria).
La diagnosi differenziale va posta con altre condizioni che comportano un addome acuto quali appendicite acuta, colica biliare, annessiti, gravidanze extrauterine, pancreatiti etc.
TERAPIA (della colica renale)
Se il paziente è in una condizione clinica stabile, per cui non c’è evidenza di una infezione sistemica in atto (assenza di febbre elevata), e di una eccessiva sofferenza renale (minima dilatazione delle cavita’ escretrici renali all’ecografia), il trattamento può essere conservativo e basato sull’impiego di farmaci antidolorifici (abitualmente FANS) e l’applicazione di una fonte di calore intensa (semicupio caldo per 20 minuti e applicazione di una borsa d’acqua sul lato interessato).
Viceversa in presenza di uno dei problemi prima descritti, è necessario provvedere al drenaggio urinario con una procedura di urgenza, mediante il posizionamento di uno stent o una nefrostomia per cutanea.
DIAGNOSI
– Ecografia apparato urinario – RX diretta addome
– Urografia perfusionale e.v. – TAC spirale
– Uretero-pielografia ascendente
TERAPIA
– In oltre l’80% dei casi è indicata la Litotrissia Extracorporea con Onde d’urto (ESWL)
– Nei restanti casi si ricorre a procedure endoscopiche (accesso transuretrale) o percutanee che consentono di portare a diretto contatto del calcolo strumenti che emettono fonti di energia per la frammentazione (LASER, ultrasuoni o sonde balistiche che frammentano il calcolo consentendo poi l’estrazione dei frammenti).
– Il ricorso all’intervento chirurgico convenzionale risulta oramai limitato all’1-2 % dei casi (calcolosi complesse a stampo, calcolosi non risolte con i trattamenti meno invasivi).
La terapia medica è riservata ad alcuni tipi di calcolosi ma eccetto che per le forme di calcolosi uratica e cistinica, ha un impiego particolarmente limitato.
Domande frequenti
1. Da cosa e’ provocata la colica renale?
La colica renale si sviluppa quando un calcolo o un suo frammento imboccano l’uretere e causano un’ostruzione al passaggio delle urine. Tale condizione provoca una dilatazione del tratto di uretere a monte comportando delle energiche contrazioni della parete dell’organo nel tentativo di “spingere” in avanti l’ostacolo. Il fatto che la parete dell’uretere sia particolarmente ricca di terminazioni nervose spiega la fortissima intensita’ del dolore riportato in corso di colica. Per questo motivo la terapia deve consistere esclusivamente nell’assunzione di farmaci antidolorifici e nell’applicazione di una fonte di calore intenso che possa ridurre gli spasmi dell’uretere.
2. Come si riconosce una colica renale e quali precauzioni bisogna prendere?
Il dolore riconducibile ad una colica renale ha due caratteristiche tipiche che ne consentono quasi sempre un’agevole distinzione rispetto ad altre condizioni. La prima e’ che il dolore inizia a livello della loggia renale e poi si irradia verso la zona genitale; la seconda e’ che il dolore e’ di fortissima intensita’ e non si attenua con i cambi di posizione del paziente (al contrario delle coliche intestinali). L’unica precauzione da prendere una volta che la colica renale e’ iniziata e’ quella di limitare l’assunzione di liquidi, dal momento che andrebbero a provocare un’ulteriore dilatazione dell’uretere ed un peggioramento della sintomatologia.
Nelle fasi successive alla risoluzione della colica, l’iperidratazione e l’attività fisica possono aiutare l’espulsione del calcolo.
3. Sulla base di quali criteri si sceglie il tipo di trattamento da effettuare?
La scelta e’ essenzialmente dettata dalla posizione e dalla grandezza del calcolo.
Per calcoli di dimensioni entro i 2 cm l’ESWL rappresenta sicuramente la metodica iniziale di trattamento da preferire, perche’ non invasiva e ripetibile.
Qualora il calcolo non si frammenti e si trovi lungo l’uretere, e’ possibile indicare l’ureteroscopia (o URS). Qualora il calcolo fosse di maggiori dimensioni oppure localizzato a livello renale, la chirurgia percutanea rappresenta la soluzione di scelta.
E’ bene precisare che talvolta la scelta puo’ essere influenzata anche dal tipo di centro di assistenza cui si rivolge e sulla base delle forme di trattamento disponibili (ad esempio non tutti i centri hanno a disposizione un litotritore per l’applicazione delle onde d’urto oppure la strumentazione per effettuare la chirurgia percutanea).
4. I calcoli sono sempre visibili con le normali procedure radiologiche impiegate per effettuare la diagnosi?
Tutti i calcoli che presentano una certa quota di calcio sono visibili mediante le indagini radiologiche. I calcoli di acido urico sono invece radiotrasparenti per cui non e’ possibile visualizzarli se non con procedure che impiegano il mezzo di contrasto (urografia, ureteropielografia ascendente).
5. Quale alimentazione va consigliata a chi soffre di calcoli?
Non esiste in realta’ una dieta unica e specifica da consigliare, laddove andrebbe sempre preferita un’alimentazione varia ed equilibrvata. Vanno pero’ precisate due cose: prima di tutto e’ sempre necessario analizzare la composizione del calcolo in modo da fornire delle indicazioni generiche sugli alimenti di cui limitare l’assunzione (in particolar modo per i calcoli di urato). Il secondo aspetto e’ che l’unica reale modalita’ di prevenzione consiste nella adeguata assunzione di acqua con proprietà oligominerali, in modo da mantenere sempre un peso specifico urinario molto basso ed evitare la formazione di nuovi calcoli.